Il Peperone Crusco per i lucani è lo “Zafaran”, data la sua somiglianza con la spezia dello Zafferano. Arriva dalle Antille in Basilicata nel 16esimo secolo, sotto la dominazione spagnola e fa innamorare sin da subito i lucani della sua dolcezza e straordinaria croccantezza. La sua fama raggiunge anche le altre regioni d’Italia e nel 1996 arriva finalmente il riconoscimento del marchio IGP.
Il Peperone Crusco (dal lucano "crusk" - croccante), sin dalle origini, viene conservato sotto forma di "nzerte" (serte), le tipiche collane di peperoni cruschi, lunghe fino a 2 metri. I peperoni vengono raccolti dalla prima decade di agosto, messi per 2-3 giorni a riparo della luce e poi infilati manualmente a uno spago, per il peduncolo, mediante un grosso ago, fino a formare la cosìddetta serta.
Il Peperone Crusco (dal lucano "crusk" - croccante), sin dalle origini, viene conservato sotto forma di "nzerte" (serte), le tipiche collane di peperoni cruschi, lunghe fino a 2 metri. I peperoni vengono raccolti dalla prima decade di agosto, messi per 2-3 giorni a riparo della luce e poi infilati manualmente a uno spago, per il peduncolo, mediante un grosso ago, fino a formare la cosìddetta serta.
Le serte, lasciate a essiccare, rappresentano, per tradizione, la tecnica di mantenimento più efficace dei peperoni cruschi, ma sono anche le decorazioni più caratteristiche dei paesi di Senise (PZ) e dintorni, appese ai balconi delle case lucane.
Le serte, lasciate a essiccare, rappresentano, per tradizione, la tecnica di mantenimento più efficace dei peperoni cruschi, ma sono anche le decorazioni più caratteristiche dei paesi di Senise (PZ) e dintorni, appese ai balconi delle case lucane.